domenica 24 febbraio 2013

L'alimentazione nell'Antico Egitto


Gli antichi egiziani ritenevano che la vita continuasse dopo la morte e che l’anima avesse ancora bisogno di mangiare, di bere e di tutte le cose di cui godeva in vita; è grazie a questo importante concetto che noi siamo in grado di conoscere in modo abbastanza approfondito gli usi alimentari e le caratteristiche delle mense di questo antico popolo. Nei corredi funerari delle tombe egizie infatti non venivano deposti solo i beni personali del defunto, ma anche abbondanti cibi e bevande conservati in vari tipi di contenitori, che dovevano garantire al morto di che sopravvivere nell’aldilà; spesso questi cibi e contenitori sono arrivati intatti fino ai giorni nostri.
Nelle tombe egizie troviamo inoltre alcune serie di oggetti con una funzione essenzialmente magica, che dovevano fornire da mangiare e da bere per l’eternità all’anima del defunto, poiché i cibi nel corredo funerario potevano esaurirsi o deperire: si tratta delle stele funerarie, con la formula magica dell’offerta e la raffigurazione del pasto funerario da parte del defunto e dei parenti; delle statuette di servitori in atto di produrre alimenti di vario tipo; delle tavole d’offerta con le raffigurazioni dei vari cibi. Notizie sulla produzione alimentare dell’antico Egitto ci vengono infine dalle numerose scene di vita quotidiana scolpite o dipinte sulle pareti delle tombe, che con grande ricchezza di particolari avevano lo scopo di ricreare magicamente la vita terrena del defunto e soprattutto la produzione di cibi e bevande per la sua sopravvivenza.
Tramite dunque i reperti conservati nei corredi funerari e le scene presenti nelle tombe, si è potuto arrivare a conoscere sia i prodotti alimentari finiti, sia le caratteristiche della loro produzione e i procedimenti della loro conservazione e cottura.
Naturalmente i reperti dei corredi e le immagini delle tombe ci hanno tramandato le usanze alimentari di personaggi con buone possibilità economiche: l’abbondanza di disponibilità di cibo, che non tutti potevano permettersi, era ovviamente indice di ricchezza; anche nella statuaria egizia si può notare che l’adipe presente sul corpo di alcuni personaggi indica un alto livello sociale e grandi possibilità economiche. Ma l’antica saggezza egiziana non esitava ad ammonire contro gli stravizi e le esagerazioni della tavola! In alcuni papiri con “insegnamenti morali” si leggono infatti delle massime molto significative e anche molto attuali, come “Non ti abbuffare di cibo: chi lo fa avrà la vita abbreviata”, oppure “E’ gran lode dell’uomo saggio contenersi nel mangiare”, o infine “E’ meglio stentare dalla fame che morire d’indigestione”.

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L'alimentazione nel Paleolitico .La ricerca del cibo come stimolo all'evoluzione

E' proprio vero che "il bisogno aguzza l'ingegno". Il cibo, sia per gli animali che per l'uomo, rappresenta una necessità fisiologica e perciò è stato sempre l'elemento più importante per la sopravvivenza. Ma, in particolare per l'uomo, la ricerca del cibo ha rappresentato anche uno stimolo continuo a migliorare le capacità e le tecniche necessarie per procurarselo al fine di superare le enormi difficoltà  che ogni volta si presentavano.   Come fa l'archeologo a ricostruire l'alimentazione dei nostri più antichi antenati? L'archeologo può basarsi sui dati archeologici costituiti dai resti dei pasti (ossa, conchiglie, ecc.) e sui dati antropologici  (lo studio dell'apparato masticatore e delle usure dei denti).   Una dieta molto proteica. L'uomo, per la sua natura biologica, è un essere onnivoro, in altre parole mangia di tutto. Per quel lunghissimo periodo di tempo che comprende il Paleolitico (da 2,5 milioni di anni a 10.000 anni fa) egli si è nutrito esclusivamente di ciò che la natura gli offriva. Pur vivendo in condizioni ambientali e climi differenti consumava prevalentemente la carne degli animali selvatici con i quali condivideva il territorio. La sua alimentazione era soprattutto a base di proteine e grassi animali. La dieta altamente proteica dei predatori del Paleolitico era assai povera di fibre poiché la raccolta di vegetali selvatici in questo periodo risulta molto limitata.   A pranzo dai nostri antichi antenati Immaginate che una famiglia del Paleolitico vi invitasse a pranzo: il loro cibo risulterebbe per voi poco attraente. Vi offrirebbe pezzi di carne cruda, e per giunta putrida, prelevata da una carcassa in decomposizione, oppure vi potrebbe servire carne fresca di termiti, formiche o cavallette. Nel caso in cui vi dichiaraste vegetariano pur di non mangiare queste cose potreste sempre assaggiare uova di uccello, tuberi o radici. Nel corso del Paleolitico la dieta alimentare divenne sempre più varia con prevalenza di carne (soprattutto animali giovani più facili da cacciare e forse ricercati per la carne più tenera), come piccoli elefanti, cinghiali, cervi, conigli selvatici, roditori. Di tanto in tanto la carne dei mammiferi era sostituita con la carne di uccelli, rettili e tartarughe terrestri. Solo in alcuni accampamenti costieri gli uomini approfittavano occasionalmente delle risorse alimentari marine: lo prova il ritrovamento di conchiglie di molluschi marini o di qualche vertebra di pesce. I grandi depositi di conchiglie (chicciolai) rinvenuti in molte località costiere ci documentano che la raccolta di molluschi marini o terrestri inizia a svilupparsi in maniera intensiva solo durante il  Mesolitico, tra 10.000 e 7.500 anni fa, contemporaneamente alla raccolta di vegetali e di frutti spontanei (nocciole, noci, castagne d'acqua, mirtilli e fragole).   Come si procuravano il cibo nel Paleolitico?   Dallo sciacallaggio alla caccia I primi uomini comparsi in Africa furono essenzialmente predatori di carcasse di animali uccisi dai grandi carnivori della savana. Successivamente l'uomo iniziò a praticare la caccia, attività per niente facile e tutt'altro che priva di pericoli. Per questo motivo oltre agli strumenti per la caccia si è servito di tecniche ed espedienti per catturare gli animali di cui si nutriva.  Poco alla volta il loro ingegno li portò all'uso di trappole artificiali o di esche con le quali potevano sorprendere ed ingannare gli animali. Un altro espediente usato è stato addirittura il fuoco con il quale terrorizzava e metteva in fuga gli animali al punto di spingerli verso un burrone.   Dalla carne al sangue alla carne alla brace. Per centinaia di migliaia di anni l'Uomo è stato costretto a consumare la carne cruda non conoscendo ancora la tecnica per accendere il fuoco.   A quando risale la scoperta del fuoco? Introno a 400.000 anni fa l'Uomo ha scoperto l'uso del fuoco: a questo periodo, infatti, risale la realizzazione dei più antichi focolari in Francia, in Ungheria e in Cina, semplici buche scavate nel terreno contenenti ceneri, carbone  di legna ed ossa carbonizzate.   Perché mangiano tutti con le mani? Per la maggior parte della sua esistenza, l'uomo ha mangiato usando le mani. Pensate, infatti, che l'uso della forchetta risale al Medioevo, in particolare al XIV secolo, in coincidenza con il diffondersi del consumo degli spaghetti avvenuto alla corte di Napoli.   Le "posate" del Paleolitico Gli strumenti usati dall'uomo del Paleolitico erano utensili taglienti ricavati dalla selce scheggiata. I primi manufatti, choppers e bifacciali, servivano per squarciare la pelle e la carne e per spezzare le ossa da dove si estraeva il midollo, una polpa molto prelibata e tenera, assai ricca di proteine e di grassi. In seguito gli strumenti divennero sempre più sottili e taglienti, veri e propri coltelli affilati per scuoiare e macellare le prede.   Quali parti degli animali cacciati erano preferite dagli uomini del Paleolitico? Nel corso del Paleolitico cambiano anche le preferenze per le varie parti degli animali. La scelta forse non è dovuta ad una questione di gusto, ma di praticità. Dai primi uomini era sfruttata a scopo alimentare soprattutto la carcassa. Successivamente si preferiscono gli arti (cosce e zampe), forse perché più facili da trasportare, dal momento che le prede venivano abbattute e quindi macellate lontano dagli accampamenti.   Come si conservava la carne? Una volta che l'uomo finalmente riusciva a procurarsi il cibo, i problemi non erano in ogni caso ancora finiti perché la carne cruda si conservava solo per pochi giorni. Nell'accampamento ben presto cominciava a diffondersi un forte odore ripugnante di carne putrefatta, al quale sicuramente tutti erano allora abituati. Purtroppo i loro stomaci non lo erano altrettanto e molto spesso mangiare carne in decomposizione provocava gravi conseguenze fino alla morte. Non sappiamo in che epoca furono scoperti i processi di conservazione della carne, ma sicuramente si è trattato di una scoperta casuale. Durante le ere glaciali, o comunque nelle stagioni più fredde, la carne si congelava naturalmente e questo ne garantiva la conservazione anche per lungo tempo. Allo stesso modo i venti secchi che soffiavano in determinati periodi del Paleolitico, soprattutto nell'Europa settentrionale, hanno determinato la naturale essiccazione della carne. Da queste esperienze l'uomo apprese gli effetti del freddo intenso e del vento secco sulla conservazione dei cibi.

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martedì 5 febbraio 2013

Le istituzioni di Sparta, a cura di Elena Dipace

La gherusia era composta da 28 membri eletti a vita tra i cittadini che avevano più di settant’anni.


L’apella era un’assemblea popolare, composta da tutti i cittadini maschi di più di trent’anni, e aveva il compito di esaminare a discutere le decisioni del consiglio degli anziani.


Gli efori erano dei magistrati che avevano il compito di vigilare sulla vita di tutti i cittadini e persino sull’operato dei due re.


Gli spartiati erano i cittadini di pieno diritto che rappresentavano il ceto dominante.


I perieci erano considerati cittadini liberi, ma non potevano partecipare alla vita politica. Inoltre, prendevano parte alle guerre, ma sempre sotto il controllo e alle dipendenze degli spartiati, e svolgevano molte attività produttive, come l’artigianato e il commercio disprezzante dalla costa dominante.


Gli iloti, che costituivano la grande maggioranza degli abitanti, erano invece i discendenti delle popolazioni che abitavano il territorio spartano prima dell’invasione dei dori, da cui discendevano gli spartiati.



Le ististuzioni di Sparta, a cura di Alexandru Ludescu

1) Da chi era composta la gherusia? 1) La gherusia è il consiglio degli anziani, composto da 28 membri eletti a vita tra i cittadini che avevano più di sessant'anni.

2) Che cos'era l'apella? 2) L'apella è un' assemblea popolare, composta da tutti i cittadini che avevano più di trent'anni, avevano il compito di esaminare e discutere le decisioni del consiglio degli anziani.

3) Che ruoli avevano gli efori? 3) Gli efori avevano il compito di vigilare sulla vita di tutti i cittadini e persino sull'operato dei due Re.

4) Chi erano gli spartiati? 4) Gli spartiati erano i cittadini di pieno diritto, che rappresentavano il ceto dominante. Erano organizzati come un esercito permanente e lo stato controllava ogni aspetto della loro vita pubblica e privata.

5) Che diritti avevano i perieci? 5) I perieci erano considerati cittadini liberi ma non potevano partecipare alla vita politica. Inoltre, prendevano parte alle guerre, ma sempre sotto il controllo e alle dipendenze degli spartiati, e svolgevano molte delle attività produttive, come l' artigianato e il commercio, disprezzate dalla casta dominante.

6) Chi erano gli iloti? 6) Gli iloti, che costituivano la grande maggioranza degli abitanti, erano invece i discendenti delle popolazioni che abitavano il territorio spartano prima dell'invasione dei dori, da cui discendevano gli spartiati. Erano veri e propri schiavi di proprietà statale: lavoravano le terre dei signori sempre sottoposti a una rigida sorveglianza, ed erano esposti a ogni sopruso da parte degli spartiati.

lunedì 4 febbraio 2013

Definizioni sulla democrazia ateniese a cura di Filippo Caleffi

OSTRACISMO: Istituzione della democrazia ateniese che prevedeva l'esilio dei cittadini non graditi tramite l'incisione del loro nome su un coccio



PRINCIPIO di MAGGIORANZA: è uno delle fondamenta del sistema democratico viene usato ancora ai giorni nostri



METECI:erano chiamati così gli stranieri (persone che non avevano né padre né madre Ateniesi)



Chi partecipava all’Ecclesia?



All’ecclesia partecipavano tutti gli uomini maggiorenni ( l’età maggiorenne è dai 18 anni in su) con cittadinanza ateniese



Dà chi era composta la BULE’?



La BULE’ era composta da 500 membri che avevano il compito del governo della città e i suoi membri a turno presiedevano l’assemblea




Chi erano gli Arconti?




Gli Arconti erano eletti annualmente dagli aristocratici tra i propri membri e governavano la città



Da chi era composto l’AEROPAGO?




L’AEROPAGO era un tribunale composto da tutti gli ex Arconti








FILIPPO CALEFFI I B S.A


Riflessioni sulla democrazia ateniese a cura di Simone Manini


1) Il principio di maggioranza è uno dei fondamenti del sistema democratico ancora oggi. Un rischio di questo sistema era costituito dalla possibilità che la maggioranza potesse adottare decisioni contrarie ai principi della democrazia. La costituzione è la legge fondamentale di uno stato, dove sono scritte le regole che sono alla base della vita pubblica. Alla costituzione sono subordinate tutte le altre leggi. Ciò significa che le singole leggi approvate dai parlamenti non possono in nessun modo essere in contrasto con la costituzione.



I cittadini dell’assemblea ateniese, su di un coccio (dal greco òstrakon), vi incidevano il nome di personaggi non graditi al popolo che dovevano essere allontanati dalla città per un certo numero di anni. La città per tutelarsi da ciarlatani e politici aveva introdotto l’ostracismo



I meteci, per il fatto di essere stranieri, erano esclusi dai diritti politici. Gli stranieri potevano svolgere liberamente attività economiche e anche arricchirsi, però non potevano partecipare alla vita pubblica cittadina.



2) La bulè era composta da un gruppo di membri (detti anche consiglio dei 500) incaricati di presiedere la riunione 



3) L’ecclesia era l’assemblea di tutti i cittadini.



4) L’areopago rappresentava il consiglio degli ex – arcant

i


Simone Manini


Classe 1 ASA


lunedì 21 gennaio 2013

La grecia classica, a cura di Nicola Dieghi

Dopo il medioevo ellenico la civiltà greca vive un periodo che definiamo Grecia classica. Alle origini della civiltà vi erano tre popoli: i Dori, gli Ioni e gli Attici. Dall’ VII secolo a.C. fino all’V secolo a.C. questi vivevano separati, i Dori vivevano al sud e nelle isole, gli Ioni vivevano sulla zona costiera che si affacciava sul mare Ionio mentre gli Attici vivevano nella zona centrale della Grecia. Dal V secolo a.C. in poi queste popolazioni si uniscono in un unico popolo comune chiamato Koinè. Con la koinè nasce la Grecia classica. Dal punto di vista politico le città della Grecia arcaica erano governate da un re chiamato basilues. Nasce una nuova forma di potere democratica( quando i popoli si uniscono ). La prima città che sviluppò forma di democrazia fu Atene.  Democrazia significa che la maggioranza del popolo grazie al voto può scegliere i propri rappresentanti. La democrazia di Atene aveva queste istituzioni: gli arconti che erano eletti annualmente dagli aristocratici e governavano la città, il loro operato era controllato dall’areopago che era un tribunale che giudicava il loro operato.

Il resto della popolazione partecipava all’assemblea pubblica chiamata ecclesia.