domenica 24 febbraio 2013

L'alimentazione nel Paleolitico .La ricerca del cibo come stimolo all'evoluzione

E' proprio vero che "il bisogno aguzza l'ingegno". Il cibo, sia per gli animali che per l'uomo, rappresenta una necessità fisiologica e perciò è stato sempre l'elemento più importante per la sopravvivenza. Ma, in particolare per l'uomo, la ricerca del cibo ha rappresentato anche uno stimolo continuo a migliorare le capacità e le tecniche necessarie per procurarselo al fine di superare le enormi difficoltà  che ogni volta si presentavano.   Come fa l'archeologo a ricostruire l'alimentazione dei nostri più antichi antenati? L'archeologo può basarsi sui dati archeologici costituiti dai resti dei pasti (ossa, conchiglie, ecc.) e sui dati antropologici  (lo studio dell'apparato masticatore e delle usure dei denti).   Una dieta molto proteica. L'uomo, per la sua natura biologica, è un essere onnivoro, in altre parole mangia di tutto. Per quel lunghissimo periodo di tempo che comprende il Paleolitico (da 2,5 milioni di anni a 10.000 anni fa) egli si è nutrito esclusivamente di ciò che la natura gli offriva. Pur vivendo in condizioni ambientali e climi differenti consumava prevalentemente la carne degli animali selvatici con i quali condivideva il territorio. La sua alimentazione era soprattutto a base di proteine e grassi animali. La dieta altamente proteica dei predatori del Paleolitico era assai povera di fibre poiché la raccolta di vegetali selvatici in questo periodo risulta molto limitata.   A pranzo dai nostri antichi antenati Immaginate che una famiglia del Paleolitico vi invitasse a pranzo: il loro cibo risulterebbe per voi poco attraente. Vi offrirebbe pezzi di carne cruda, e per giunta putrida, prelevata da una carcassa in decomposizione, oppure vi potrebbe servire carne fresca di termiti, formiche o cavallette. Nel caso in cui vi dichiaraste vegetariano pur di non mangiare queste cose potreste sempre assaggiare uova di uccello, tuberi o radici. Nel corso del Paleolitico la dieta alimentare divenne sempre più varia con prevalenza di carne (soprattutto animali giovani più facili da cacciare e forse ricercati per la carne più tenera), come piccoli elefanti, cinghiali, cervi, conigli selvatici, roditori. Di tanto in tanto la carne dei mammiferi era sostituita con la carne di uccelli, rettili e tartarughe terrestri. Solo in alcuni accampamenti costieri gli uomini approfittavano occasionalmente delle risorse alimentari marine: lo prova il ritrovamento di conchiglie di molluschi marini o di qualche vertebra di pesce. I grandi depositi di conchiglie (chicciolai) rinvenuti in molte località costiere ci documentano che la raccolta di molluschi marini o terrestri inizia a svilupparsi in maniera intensiva solo durante il  Mesolitico, tra 10.000 e 7.500 anni fa, contemporaneamente alla raccolta di vegetali e di frutti spontanei (nocciole, noci, castagne d'acqua, mirtilli e fragole).   Come si procuravano il cibo nel Paleolitico?   Dallo sciacallaggio alla caccia I primi uomini comparsi in Africa furono essenzialmente predatori di carcasse di animali uccisi dai grandi carnivori della savana. Successivamente l'uomo iniziò a praticare la caccia, attività per niente facile e tutt'altro che priva di pericoli. Per questo motivo oltre agli strumenti per la caccia si è servito di tecniche ed espedienti per catturare gli animali di cui si nutriva.  Poco alla volta il loro ingegno li portò all'uso di trappole artificiali o di esche con le quali potevano sorprendere ed ingannare gli animali. Un altro espediente usato è stato addirittura il fuoco con il quale terrorizzava e metteva in fuga gli animali al punto di spingerli verso un burrone.   Dalla carne al sangue alla carne alla brace. Per centinaia di migliaia di anni l'Uomo è stato costretto a consumare la carne cruda non conoscendo ancora la tecnica per accendere il fuoco.   A quando risale la scoperta del fuoco? Introno a 400.000 anni fa l'Uomo ha scoperto l'uso del fuoco: a questo periodo, infatti, risale la realizzazione dei più antichi focolari in Francia, in Ungheria e in Cina, semplici buche scavate nel terreno contenenti ceneri, carbone  di legna ed ossa carbonizzate.   Perché mangiano tutti con le mani? Per la maggior parte della sua esistenza, l'uomo ha mangiato usando le mani. Pensate, infatti, che l'uso della forchetta risale al Medioevo, in particolare al XIV secolo, in coincidenza con il diffondersi del consumo degli spaghetti avvenuto alla corte di Napoli.   Le "posate" del Paleolitico Gli strumenti usati dall'uomo del Paleolitico erano utensili taglienti ricavati dalla selce scheggiata. I primi manufatti, choppers e bifacciali, servivano per squarciare la pelle e la carne e per spezzare le ossa da dove si estraeva il midollo, una polpa molto prelibata e tenera, assai ricca di proteine e di grassi. In seguito gli strumenti divennero sempre più sottili e taglienti, veri e propri coltelli affilati per scuoiare e macellare le prede.   Quali parti degli animali cacciati erano preferite dagli uomini del Paleolitico? Nel corso del Paleolitico cambiano anche le preferenze per le varie parti degli animali. La scelta forse non è dovuta ad una questione di gusto, ma di praticità. Dai primi uomini era sfruttata a scopo alimentare soprattutto la carcassa. Successivamente si preferiscono gli arti (cosce e zampe), forse perché più facili da trasportare, dal momento che le prede venivano abbattute e quindi macellate lontano dagli accampamenti.   Come si conservava la carne? Una volta che l'uomo finalmente riusciva a procurarsi il cibo, i problemi non erano in ogni caso ancora finiti perché la carne cruda si conservava solo per pochi giorni. Nell'accampamento ben presto cominciava a diffondersi un forte odore ripugnante di carne putrefatta, al quale sicuramente tutti erano allora abituati. Purtroppo i loro stomaci non lo erano altrettanto e molto spesso mangiare carne in decomposizione provocava gravi conseguenze fino alla morte. Non sappiamo in che epoca furono scoperti i processi di conservazione della carne, ma sicuramente si è trattato di una scoperta casuale. Durante le ere glaciali, o comunque nelle stagioni più fredde, la carne si congelava naturalmente e questo ne garantiva la conservazione anche per lungo tempo. Allo stesso modo i venti secchi che soffiavano in determinati periodi del Paleolitico, soprattutto nell'Europa settentrionale, hanno determinato la naturale essiccazione della carne. Da queste esperienze l'uomo apprese gli effetti del freddo intenso e del vento secco sulla conservazione dei cibi.

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